DAGLI U.S.A. ALLA GERMANIA: UNO SGUARDO SULLA STAMPA ESTERA (di David Taglieri)

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Il New York Times del 20 agosto 2024 fornisce svariati punti di vista sul ventaglio della politica internazionale in un momento estremamente complesso, nel quale alle guerre si affianca sulla panoramica del pianeta la figura di Kamala Harris.

Nonostante la mobilitazione a suo favore di una certa parte della stampa e di parecchi media/social, non mancano le proteste, le critiche e le stigmatizzazioni di coloro che non hanno compreso del tutto la sua linea geopolitica, che in questi ultimi giorni – per sua stessa ammissione – è di fatto mutata. Sicuramente per conquistare e rassicurare fette di elettorato moderato e conservatore.

Se dal punto di vista interno Kamala Harris tenta una sorta di garanzia intorno a quello che noi chiameremmo il patriottismo costituzionale, alla stessa maniera in tanti fra i Democratici statunitensi chiedono una presa di posizione precisa riguardo al cessate il fuoco nel territorio palestinese e un embargo sulle forniture di armi ad Israele. 

La linea editoriale del quotidiano ‘New York Times’, in questi giorni si concentra sull’andamento della situazione internazionale e dei suoi effetti sul piano interno, anche comparando l’azione di Biden con i nuovi programmi della Harris.

All’interno delle argomentazioni, nelle narrazioni ragionate, negli approfondimenti all’interno delle pagine troviamo anche il verde, e cioè la gestione della sostenibilità in rapporto alle nuove scelte geografiche e alle derivate opzioni geopolitiche e i consueti intrecci fra gestione della cosa pubblica interna ed internazionale; il binocolo allarga la sua visuale sull’Europa e sulla sua difficile governabilità nell’ambito e nel contesto del green.

Limes n. 6 del 2024 sviscera invece l’essenza, la specificità, il valore aggiunto ma anche i limiti attuali del corpaccione tedesco; fisico sempre ben robusto provato ma non privato dalle esperienze della Storia, con alle spalle una forte Tradizione, al netto del drammatico passato più o meno recente che, però, non cancella la Poesia e la Filosofia teutoniche; ne è testimonianza la cultura poliedrica che va di pari passo con un contraddittorio stentare nel recuperare l’autorevolezza e la rilevanza di un tempo.

Oltre al pregevole editoriale della redazione, nei temi e negli sviluppi segnaliamo all’interno da Kant all’iper morale

La Germania ha sostanzialmente perso l’autorevolezza della responsabilità per cedere ad intermittenza, con una spina dorsale acciaccata, alla retorica dei buoni sentimenti spesso inquinata ulteriormente dall’ondata woke.

La Germania ha fatto i conti con un passato devastante attraverso il moltiplicarsi dei sensi di colpa a livello interno e ha tentato in tutti i modi di legittimarsi fuori dei confini in chiave democratica e solidale.

Contraddizioni ed emozioni che combinandosi hanno reso di una difficoltà spietata la prospettiva di una governabilità condivisa e matura. Romano Ferrari Zumbini prova a spiegare, appunto, quanto servirebbe convogliare le risorse su problemi più attuali, sforzandosi di mettere da parte l’espiazione permanente. 

Si va nel cuore pulsante della Germania: si viaggia dentro la sua geografia e si plana in Sassonia; l’anima del Land più mitteleuropeo nel suo entroterra vede il concerto fra cultura, industria e capacità irrefrenabile ed entusiastica di riformare lo Stato.

Frank Lothar Kroll si immerge nella profondità sassone che vuol dire anche una forte identità statale e storica. Le piccole dimensioni della geografia non ne impediscono l’abbrivio verso la potenza economica. Le sue elites infatti sono state in grado di attuare un riformismo adeguato, nei tempi e nei ritmi giusti.

L’estrazione dell’argento e il fascino dei Monti Metalliferi ne fanno una bomboniera geopolitica; l’esperimento della Europa delle Patrie e delle Regioni, con la valorizzazione delle realtà locali e il loro inserimento nel tessuto statale e poi in quello continentale, può partire e ripartire proprio da soggetti interessanti come quello sassone.

Le specifiche sensibilità territoriali e le esperienze sassoni, non solo occidentali ma mitteleuropee, saranno prese nella giusta considerazione da Berlino?