IL FASCISMO COME SPAURACCHIO ELETTORALE (di David Taglieri)

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Diceva bene Hoara Borselli, giorni fa, da Nicola Porro a Quarta Repubblica: il berlusconismo attutì le polemiche riguardo alla dicotomia fra fascismo ed antifascismo in Italia. Lo rammentiamo: il Cavaliere dette vita ad una alleanza fra Lega, Forza Italia ed An al nord, e Fi, An e Udc al sud, si dichiarò liberale contro tutti i regimi e sdoganò la destra destra collocandola al governo.

Poi il signor Gianfranco Fini se ne dimenticò presto, così come scordò tutti i temi della right identitaria per corteggiare i tribunali e il mondo left. La diatriba storica proseguì, ma a tratti in maniera soft, perchè i protagonisti del progressismo e di certo centro si concentrarono sulla figura del Cavaliere di Arcore, proferendo aspre critiche che spesso sfociavano nelle più bieche cattiverie.

Il colpaccio alla Le Pen non è riuscito in virtù dell’unione – cosiddetta sacra – fra le forze centriste che strizzano l’occhio alla sinistra e la sinistra radicale: i soliti facinorosi avevano preparato le piazze contro l’eventuale vittoria della signora bionda, la festa in parte è stata rovinata ed il bersaglio è divenuto la polizia.

Si sono registrate le prime scorribande violente nei pressi de la Place de la Republique, a Parigi, tra polizia e un gruppo di estremisti di sinistra. Le Figaro, secondo quanto riporta il Giornale, parla di circa 500 manifestanti incappucciati radunati all’esterno della piazza. Si temevano dei fascisti infiltrati oppure la sconfitta del fronte cosiddetto sacro.

Tensione alle stelle per l’ideologia che a livello internazionale continua a soffiare sul fuoco del fascismo: i pochi esaltati, di una parte e dell’altra, potrebbero essere messi da parte; ma in Francia come in Italia, lo spettro fascista torna nelle produzioni oniriche spesso a livello funzionale e strumentale, giusto per sottrarre voti alle destre.

Ci garberebbe che le priorità si concentrassero sulle tematiche fondamentali del Lavoro, del Verde, dell’ecosostenibilità depurata da inutili demagogie, dei costi della vita che soprattutto in Italia non si adeguano ai parametri della qualità della vita, degli stipendi e delle soglie di sopravvivenza.

La storia deve essere maestra: nell’analisi recente del fallimento dei sistemi capitalisti e comunisti, nel tentativo di individuare delle terze vie, nella comprensione di quanto i media tentino di nascondere le problematiche reali anche continuando a soffiare su tesi antistoriche e che invece dovrebbero essere consegnate al passato.

Non dimenticare si, ma anche saper andare avanti: il governo Meloni è avvertito, è esiziale ed essenziale non perdere i migliori riferimenti della destra sociale e della dottrina sociale della Chiesa. Con il diritto, più che legittimo, di dire la propria anche sui temi della bioetica.

Alla stessa maniera il clima internazionale dovrebbe accettare gli esiti della democrazia, senza allarmarsi sulla possibilità di spettri e terrori inesistenti, nel momento in cui alla sinistra sfuggono i numeri.

Francia come l’Italia: tutto il mondo è paese, ed intanto in ambito transalpino si può affermare senza dubbio che non ha vinto nessuno, in tanti hanno solo perduto l’occasione di star zitti e riflettere.