MECCANISMI ELETTORALI E IPOCRISIA A SINISTRA

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Da Libero del 6 luglio 2024 proponiamo l’analisi di Daniele Capezzone:

“Premessa improntata a una doverosa trasparenza verso i lettori: personalmente, sono da sempre un ardente ammiratore del meccanismo elettorale britannico.

Per i patiti delle tecnicalità, si chiama sistema uninominale maggioritario a turno unico. Per noi comuni mortali, è un marchingegno semplicissimo in cui basta un voto in più per vincere.

In parole povere, il territorio del Regno Unito è diviso in collegi molto piccoli, nei quali naturalmente è assicurato un rapporto diretto tra candidati ed elettori (guai a farsi paracadutare in luoghi dove non si sia già stra-conosciuti). Ci si può candidare in un solo collegio, senza reti di protezione. E, in quel collegio, il seggio va al candidato che arriva primo.
Quali sono gli effetti del sistema?
C’è una potente semplificazione del quadro politico: altro che 40 partiti, al massimo sono due-tre, in qualche caso quattro. Anziché ritrovarsi con incasinatissime maggioranze multipartitiche, è il partito che vince a esprimere il primo ministro. Non ci sono rissose coalizioni in cui gli alleati minori possano ritagliarsi un ruolo di interdizione o di ricatto. E naturalmente questo è per definizione il sistema che consente al partito vincente di governare, assicurandogli un’ampia maggioranza parlamentare. Contestualmente, anche il secondo partito ha una sua forza, il suo leader ha uno status riconosciuto di capo dell’opposizione. I due maggiori leader si confrontano regolarmente in Parlamento, in particolare attraverso vivacissime sessioni di question time. Insomma: chi vince governa, chi perde si oppone e si prepara per tentare di vincere la volta successiva. Per inciso, non ci sono consultazioni né rituali incomprensibili per la formazione del governo, nessuna proroga del Parlamento uscente, il vincitore si sa un minuto dopo la chiusura delle urne, e il primo ministro è operativo in tempi ultrarapidi.

Ciò detto, passiamo all’avanspettacolo nostrano, che non fa mai sosta. Da ieri, avendo in Gran Bretagna vinto i Laburisti dopo 14 anni, la sinistra italiana si è data alla pazza gioia: si sa, vincendo poco qui, quelli del Pd tendono a festeggiare ogni volta che qualche compagno lontano vince altrove. E conoscete anche, paese per paese, lo schema binario adottato dai nostri progressisti: se all’estero vince la sinistra, allora il popolo è saggio, la democrazia è salda, yes we can, la storia siamo noi. Se invece a vincere è la destra, allora occhio all’onda nera, alla torsione autoritaria, ai feroci populisti.
Tutte scemenze, ovvio.
Ma notate un particolare: in Gran Bretagna, come abbiamo visto, si è votato con un sistema a turno unico, e con le caratteristiche che abbiamo sommariamente descritto. Dunque, il Labour si è aggiudicato ben 410 seggi (corrispondenti ad oltre il 60% dei seggi, avendo vinto in altrettanti collegi) pur ottenendo come risultato nazionale – se il voto fosse stato basato su un sistema proporzionale – appena il 33-34% circa dei voti. E, sempre in una logica italiana da vecchio sistema proporzionale, i Conservatori, sommati al partito di Farage, avrebbero ottenuto circa il 38%. Ma giustamente, in base al tradizionale meccanismo britannico, avendo vinto soltanto in un numero limitato di collegi, si sono dovuti accontentare di pochi seggi (131 i Tories, 4 Farage) e si preparano necessariamente a qualche anno di opposizione. E tutto ciò ci riporta alla nostra sinistra.

Per questo esito britannico, i compagni italici esultano come tifosi scatenati. Ma qui in Italia ci fanno sapere che senza il doppio turno non c’è democrazia, e che il centrodestra realizzerebbe una specie di golpe se abolisse il ballottaggio nei Comuni (dove ora c’è) o se non lo inserisse nella futura legge elettorale nazionale (dove ora non c’è). Morale: se un certo meccanismo viene usato in Uk e contemporaneamente vincono quelli che a loro stanno simpatici, allora si tratta di un sistema meraviglioso.

Ma qui quel meccanismo non gli andrebbe più bene, perché a lorsignori fa più comodo un sistema a due turni che faciliti il loro giochino: quello dell’ammucchiata al ballottaggio “contro le destre”.

È anche da piccole miserie come queste, senza onestà intellettuale e senza coerenza, che si capisce il livello dei nostri compagni: per i quali non valgono i principi e le convinzioni, ma solo le occasionali (e mutevoli) convenienze del momento.”.