SE I GIOVANI EUROPEI GUARDANO A DESTRA

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Riprendiamo da Libero del 30 maggio 2024 il commento di Daniele Capezzone (foto):

“Panico tra gli euro-lirici: si sono accorti che i giovani tendono a votare a destra più che in passato, e più delle classi di età superiore, che spesso si lasciano sedurre dalla proposte di sinistra o centriste, o comunque dalle offerte politiche più tradizionali in Europa.
L’analisi, con tanto di cifre e approfondimenti statistici, è stata realizzata da Politico Europe, edizione bruxellese della nota testata americana.
Il linguaggio dell’autrice del servizio, Hanne Cokelaere, è un piccolo documento psicopolitico, nel senso che le formazioni di destra sono tutte invariabilmente qualificate come «far right» (cioè estrema destra), mentre quelle di sinistra sono di volta in volta descritte come «left-wing» o «left-leaning» (cioè di sinistra o orientate a sinistra, ma senza la sfumatura sprezzante e inquietante collegata all’essere «far», ovvero estremo). Insomma, anche nella scelta delle parole si conferma un’attitudine giornalistica giudicante: se voti a sinistra, sei nel perimetro dell’accettabilità civile e sociale; mentre se scegli l’altra parte, devi aspettarti uno stigma di impresentabilità, una moderna lettera scarlatta.
Ma – superato il fastidio che può creare questo tic lessicale – l’approfondimento di Politico.eu è davvero interessante: nei cinque paesi considerati (Francia, Belgio, Portogallo, Germania, Finlandia), viene fuori che la propensione a sostenere i partiti anti-establishment -immigrazione è più forte tra i giovani rispetto alle altre fasce anagrafiche.

MARTELLAMENTO IN 5 PUNTI

Il che – in un colpo solo – spazza via anni e anni di propaganda ossessiva e a senso unico. Questo aspetto Politico.eu non lo sottolinea: ma la Generazione Z e i Millennials sono stati oggetto di un autentico martellamento su almeno cinque campagne, tutte costruite mediaticamente attraverso la delegittimazione radicale e assoluta della tesi “sgradita”, un’autentica divisione tra “buoni” e “cattivi”.

Se ci pensate, ecco i cinque argomenti: europeismo (con la descrizione degli eurocritici più o meno come mostri sfascisti), immigrazione (con la rappresentazione dei fautori del rigore come xenofobi e razzisti), gretinismo (con gli scettici bollati come negazionisti), politicamente corretto (con la messa ai margini di chiunque abbia osato rifiutare quella prigione mentale), pacifismo anti-occidentale (con la tendenza dei media a una sovrarappresentazione dei giovani impegnati in quella direzione, come se fossero rappresentativi di tutti i giovani).
Ecco: la notizia che giunge dalle tabelle di Politico Europe è che buona parte di quelle imposizioni culturali sono attualmente per lo meno respinte dalla maggioranza dei giovani europei.

E che le forze di destra e centrodestra avrebbero la possibilità di non dare affatto per scontata una propria posizione minoritaria tra quei giovani.
Poi naturalmente si tratta di capire come incanalare politicamente quei sentimenti e quei riflessi. I tedeschi di AfD, ad esempio, sono oggettivamente impresentabili, al punto di essere stati comprensibilmente marginalizzati e ritenuti non compatibili dai loro stessi ex alleati (Marine Le Pen e Matteo Salvini) nel gruppo Identità e democrazia. Ma anche altre forze emergenti non hanno certo un’impostazione di thatcherismo anti-tasse o di liberalismo classico: questo è onesto dircelo, con forte rammarico.
E tuttavia, in diversi paesi europei, si potrebbe e si dovrebbe almeno lavorare sul positivo e consolante rigetto da parte di molti giovani di quanto si è cercato di imporgli da sinistra.

E provare a offrir loro – da destra – uno sbocco più positivo e costruttivo, com’è già avvenuto in Italia con le elezioni del 2022.

IL WEB CAMBIA ROTTA

In fondo, stando dentro i confini italiani, un segnale c’è già e viene dai canali social. Rispetto a quanto accadeva negli anni passati, quando l’azione degli influencer e degli opinionisti di sinistra era efficacissima, da qualche tempo le parti si sono invertite.
C’è una contestazione fortissima (a volte un po’ sgarbata, a volte meravigliosamente ironica) dei post dei santoni progressisti della tv e della carta stampata. Gli stessi “clippini”, cioè gli estratti audiovideo delle trasmissioni tv della sera precedente, sono spesso salutati con entusiasmo quando si tratta di commentatori non di sinistra, e invece coperti di ironie e sberleffi quando sono i maestrini politicamente corretti a riproporli.
La sensazione è che – nelle giovani generazioni non di sinistra – non ci sia più alcun complesso di inferiorità nei confronti dei presunti tenutari della “cultura”, e cioè verso le personalità progressiste.

Sarebbe una grande novità se a destra finalmente non fossero solo i più giovani, ma anche i più grandi- nella politica e nelle posizioni mediatiche più rilevanti- a liberarsi di questo immotivato sentimento.”.